Dopo essere rimasti lettera morta per qualche decennio i Piani per l'abbattimento delle barriere architettoniche (PEBA) in Friuli Venezia Giulia conoscono una nuova stagione.
Merito sicuramente della legge regionale sull'accessibilità approvata nel marzo 2018 e dei contributi che ne sono derivati a favore dei Comuni che si attivano per realizzare questi fondamentali documenti di pianificazione, seguendo le linee guida proposte dalla Regione e avvalendosi in molti casi della preziosa consulenza del CRIBA FVG (Centro regionale di informazione sulle barriere architettoniche).
Nelle scorse settimane la UILDM di Udine è stata coinvolta, assieme ad altre associazioni e "portatori di interesse", nel percorso di predisposizione dei PEBA dei comuni di Udine, Pradamano e Gemona.
La redazione dei Piani è già a uno stadio avanzato negli ultimi due casi: a Gemona il Piano è in dirittura d'arrivo, mancando solo la parte conclusiva con la definizione del costo presunto degli interventi proposti; a Pradamano, dopo una prima stesura del PEBA, si lavora ora ad una sua estensione che allargherà l'analisi ad ulteriori percorsi urbani e immobili di proprietà comunale.
Per quanto riguarda il capoluogo friulano, invece, l'attività è stata appena avviata con l'individuazione dei professionisti incaricati di redigere il PEBA. Va però ricordato che nei mesi scorsi, grazie a un accordo con l'Università, a Udine è stato svolto un importante lavoro preparatorio da un gruppo di studio guidato dalla professoressa Christina Conti, responsabile scientifico, tra l'altro, del Laboratorio DALT per la ricerca e la didattica dell’accessibilità ambientale.
L’attività di studio e ricerca svolta dall'Università ha consentito di raccogliere importanti indicazioni per impostare le priorità del PEBA, mettere a fuoco le criticità del territorio, individuare le buone pratiche da utilizzare nella stesura del Piano.
In tutti e tre i casi lo schema di lavoro è lo stesso ed è quello indicato nelle linee guida regionali: analisi del contesto territoriale e delle esigenze dei portatori di interesse, con l'individuazione delle aree prioritarie di intervento sul territorio comunale; analisi sul campo delle eventuali criticità e buone prassi con la produzione per ogni luogo esaminato di una scheda con tutte le informazioni necessarie (misurazioni dettagliate, documentazione fotografica, descrizione del contesto); predisposizione per ogni scheda delle soluzioni progettuali e relativa stima dei costi.
Al termine di questo percorso i Comuni si ritrovano in mano non una generica mappatura delle barriere architettoniche, ma un concreto strumento operativo sulla base del quale poter programmare nel tempo gli interventi che dovranno migliorare l'accessibilità del loro territorio.
Si tratta di un metodo di lavoro che non può che trovare il nostro apprezzamento, anche perchè vede muoversi insieme e in modo omogeneo tutta una serie di attori istituzionali (le amministrazioni comunali, la Regione, l'Università e il CRIBA). Una buona premessa per sperare che nei prossimi anni questo sforzo porti non a interventi spot, isolati e occasionali, ma a un processo progressivo e coerente di miglioramento dell'accessibilità del nostro territorio.